Un’azienda che ha fatto della personalizzazione il suo marchio di fabbrica.
Dopo aver servito come sottoufficiale, aver fatto il carrozziere e poi il commerciante di vernici, nel 1986 Vittore Bianchi fonda Fimet Maniglie. L’azienda è supportata da una fonderia di proprietà, che nel tempo Vittore decide di vendere per affidarsi a pochi fornitori fidati. Il mercato principale è la Germania e Fimet diventa negli anni una garanzia di qualità. Ma nei primi anni Duemila, complice l’entrata nell’Euro e la nuova concorrenza cinese, Fimet vede i propri clienti spostarsi verso l’Oriente. L’imprenditore decide di focalizzarsi sui Paesi meno sviluppati come ex Jugoslavia, Albania, Macedonia. Questa e il recente passaggio al custom made sono state le mosse vincenti di Fimet.
“Anche se cadi, rialzati in pista,
punta il tuo avversario e superalo.”
Vittore Bianchi, Fimet Maniglie
“Esistono due velocità: quella del potere visibile, delle gerarchie formali, e quello invisibile, dell’intesa.”
A dare sprono al fatturato e all’innovazione di Fimet ci pensano i figli Marica, oggi responsabile commerciale, e Luca, responsabile tecnico, e una trentina di dipendenti, di cui il 90% di sesso femminile. Il Fattore I di Fimet è l’intesa che si respira non solo tra i componenti della famiglia ma anche tra chi lavora nella produzione e nel magazzino. Intesa che significa dialogo diretto con la proprietà e una (sembra quasi involontaria, anzi naturale) organizzazione piatta della gestione aziendale: la capacità di Vittore e dei due figli di non voler anteporre gerarchie al lavoro quotidiano.
Fimet Maniglie è un’azienda bresciana di Casto nella Val Sabbia che fattura 5 milioni di euro, di cui il 90% all’estero (20 Paesi), e impiega 25 dipendenti. Vende tramite distributori, uno per nazione, e da poco ha aperto al mercato italiano con agenti, uno per regione, e un servizio di produzione su misura. Non si avvale di designer esterni ma impiega macchine CNC e robot dalla prima ora. È presente alle più importanti fiere di settore e predilige avventurarsi commercialmente in Paesi poco battuti dalla concorrenza made in Italy.
Fimet sta cercando soluzioni per ridurre il proprio impatto ambientale sugli imballaggi: è in contatto con un fornitore per creare packaging in carta e utilizza soltanto bancali di legno. Per scelta etica commissiona galvaniche che non utilizzano prodotti nocivi, anche se non espressamente vietati in Europa.
L’azienda fa uso di un ERP e nel tempo si è dotata di un robot, oltre a macchinari semiautomatici e di ultima generazione. In futuro intende acquistare una macchina CNC per ridurre i tempi di lavoro e incrementare la qualità.