Prosegue la nostra intervista al preparatore atletico Massimiliano Pinducciu, che ci ha spiegato come il talento e l’allenamento fisico debbano avere un’adeguata preparazione mentale. Leggi la prima parte dell’intervista qui.
Massimiliano ha collaborato con tennisti del calibro di Andreas Seppi e Marco Cecchinato ed ha partecipato al progetto Accademia Horizon Tennis Home che contribuisce alla crescita del tennis italiano, grazie anche al supporto di Banca Ifis.
Di cosa si occupa e che tipo di lavoro svolge un preparatore nel tennis ad altissimo livello?
Della preparazione fisico/atletica, della messa in campo, del recupero psico/fisico dell’atleta e dell’integrazione alimentare.
Il Covid cosa ha cambiato nel tennis? E nel tuo lavoro?
Dal punto di vista tecnico, ha dilatato i tempi ed offerto possibilità di seguire programmazioni più classiche ed eventualmente recuperare problematiche che in stagioni normali sarebbe stato possibile solo gestire. Dal punto di vista umano ha tolto un po’ della voglia di viaggiare, di conoscere posti nuovi e di confrontarsi con le altre persone per via delle misure anti contagio con isolamenti e quarantene varie.
In cosa si differenzia la preparazione atletica del tennis da altri sport?
In tutto ed in niente. Ovviamente ogni sport avrà caratteristiche proprie, ma sicuramente se un atleta sarà allenato a tutto tondo avrà la possibilità di un ventaglio più ampio di strumenti da utilizzare. In generale comunque un tennista dovrà avere capacità fisiche che gli permettano di essere estremamente reattivo su una superficie di gioco più ristretta rispetto ad un calciatore e di poter sostenere questa potenza e velocità di reazione nel tempo. Quindi piedi buoni e reattivi.
A questo si dovranno aggiungere doti di forza non solo sul piano sagittale (avanti/dietro), ma anche su quello frontale (destra/sinistra), in modo da riuscire ad essere il più esplosivi possibile su quello trasverso (rotazione).
Una volta sistemati tronco del corpo e gambe, un occhio di riguardo andrà dato alla spalla, in modo da aver un supporto adeguato a sorreggere tutti gli impatti da sostenere in campo ogni volta che si colpisce la pallina.
A proposito di ciò mi preme sottolineare una cosa in particolare: non c’è prevenzione migliore che colpire con una tecnica corretta!
Quanto è importante lavorare nella preparazione psicologica degli atleti, oltre a quella fisica?
Fondamentale. I primi 100 tennisti al mondo sanno colpire molto bene una pallina, è la testa che fa la differenza la maggior parte delle volte.
Non voglio arrogarmi prerogative di altri professionisti che potrebbero sicuramente rispondere in maniera più tecnica ed esaustiva di me, ma noi, viviamo a strettissimo contatto con i giocatori che in noi spesso cercano dialogo, confronto e condivisione.
Con i giovani aspiranti in più dobbiamo fornire un modello di comportamento ed un’idea di etica e di professionalità di modo che possano trovare un equilibrio per potersi allenare al meglio. Questo fa parte del lavoro quotidiano che ci troviamo a fare, la componente imprescindibile del rapporto allenatore/preparatore-atleta.
Anche se non sono esperto, sappiamo che l’allenamento della forza è fondamentale: come organizzi questo aspetto per i tuoi atleti?
La forza è la regina delle capacità condizionali e rappresenta un fattore determinante della prestazione, avere buoni livelli di forza determinano soprattutto: una migliore tecnica con un’esecuzione del gesto più efficiente e miglior coordinazione; una prevenzione per gli infortuni (è scientificamente dimostrato che un muscolo più forte è meno predisposto all’infortunio). Si può allenare in maniera aspecifica o specifica. Come facilmente intuibile, allenare la forza aspecificamente o generalmente significa andare a stimolare e migliorare con allenamenti che prevedono gesti diversi da quelli del proprio sport, come ad esempio in palestra. Oltre al gesto diverso andremo ad allenare tipologie diverse da quelle richieste dal proprio sport. Allenare la forza specificamente, prevederà esercitazioni di campo con il maestro in cui verrà riprodotto il gesto sport-specifico.
La lunghezza, intensità e ripetute andranno variate in base a ciò che l’allenatore vorrà ottenere, ma il gesto richiesto sarà lo stesso dello sport praticato.
È importante mantenere livelli di forza adeguati durante tutto l’anno sportivo, in maniera più o meno prevalente (dipendente dalla programmazione e pianificazione della stagione) in quanto questa capacità è in grado di migliorare nell’arco di poche settimane ma può esser persa altrettanto velocemente.
In quale parte dell’anno è meglio essere fisicamente al top?
Il circuito ATP, dura 43 settimane, iniziamo i primi di gennaio e finiamo l’ultima settimana di novembre. Il periodo competitivo dura 11 mesi e risulta pertanto difficile periodizzare l’allenamento. Giocando così tanto è complicato mantenere la condizione fisica sempre su livelli eccelsi. Ogni giocatore si preparerà in base agli obiettivi personali ed al programma strutturato insieme al coach.
Classifica ATP e preferenza di superficie (terra, cemento, erba), faranno si che ogni giocatore punti sulla parte a lui più congeniale.
Quali sono gli errori più comuni che un professionista commette durante la preparazione?
Gli errori più comuni sono spesso legati alla curva di carico degli allenamenti. Il carico esterno è definibile come il carico mosso dall’atleta in allenamento. 100 kg sono un carico esterno. Un tennista che gioca 5 set sono un altro esempio di carico esterno. Il carico interno è quanto l’atleta percepisce intenso un determinato esercizio o un determinato carico esterno. La frequenza cardiaca è un esempio di carico interno dell’atleta e la percezione di fatica che percepisce l’individuo durante l’esecuzione di un qualsiasi esercizio. Un insufficiente recupero, o allenamenti programmati in maniera scorretta senza una logica di alternanza tra intensità e volumi, possono aumentare considerevolmente il carico interno dell’atleta e portare a infortuni, anche piccoli, ma che rallentano tutto il processo di preparazione. Quando si parla di carico non si parla solo di quello che si fa in campo, ma anche di come viene gestita la vita al di fuori di esso.
Che 2021 ti aspetti per i tuoi atleti? E per il tennis italiano?
Spero che Andreas si tolga le ultime soddisfazioni di una lunga e gloriosa carriera.
Marco deve invece continuare da dove ha finito lo scorso anno. Quella fame e quella voglia di competere accresceranno la consapevolezza nei propri mezzi e faranno in modo che torni in posizioni della classifica mondiale che gli competono.
Il tennis italiano sta vivendo un periodo d’oro. Tanti dei nostri ragazzi sono nella top 100 e altri ci entreranno. I vecchi, che hanno aperto la strada non hanno intenzione di mollare, ed una nuova generazione di tennisti sta per irrompere nel panorama internazionale.
Facci un nome per il 2021: il numero uno? Djoković, Nadal, oppure…? Ancora Nole o Rafa!
… la sorpresa? Carlos Alcaraz Garfia
… il miglior italiano? Ovviamente Andreas e Marco
… su chi scommettere la bolletta? Sul ritorno di Roger Federer
… il miglior preparatore? Daniele Pinto