Abbiamo intervistato Massimiliano Pinducciu, preparatore atletico di alcuni tra i migliori tennisti italiani: Andreas Seppi e Marco Cecchinato. Massimiliano ha partecipato ad importanti progetti dedicati ai talenti del tennis italiano, ad esempio l’Accademia Horizon Tennis Home, per sostenere i valori dello sport e la crescita di tanti potenziali campioni, e che coinvolge partner del calibro di Banca Ifis.
Da buon sardo, Massimiliano ha una personalità forte e decisa, una persona educata e preparata pronta a colmare ogni nostro dubbio.
Siamo a gennaio… dopo le feste, la prima domanda solitamente è “cosa mangiare per rimettersi in forma per riprendere a fare sport”? Cosa mangiano i tuoi atleti?
L’importante è non creare restrizioni esagerate e non fare diete fantasiose. Detto questo, spese intelligenti, sana alimentazione ben bilanciata con grande presenza di verdure e giuste dosi di proteine, carboidrati complessi e semi, senza nessun estremismo e con buon senso. Affidarsi ad un nutrizionista e regolare l’attività fisica giornaliera sarebbe un buon primo passo. In generale i miei ragazzi anche durante le feste, essendo professionisti o aspiranti tali, difficilmente si lasciano andare all’ingordigia.
Sei laureato in Lettere e Filosofia. Da dove nasce il tuo amore professionale per il lavoro di preparatore atletico?
Sicuramente dall’instancabile voglia di imparare e mettersi alla prova. Non vi è materia che offra più spunti dello studio dell’essere umano. Ho solo seguito le orme dei Maestri.
Nell’antica Grecia, filosofia e sport erano strettamente unite per esprimere il vigore della mente e del corpo per il “perfezionamento di se stessi”.
Lo sport, infatti, si praticava nel Ginnasio (palestra-scuola), in cui si sviluppavano di pari passo il corpo e la mente. Platone, lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, potrebbe spiegarlo meglio di me. Ecco una sua citazione a cui sono molto affezionato: “Non mettere in movimento l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché ciascuno dei due divenga equilibrato e sano”.
La scienza e la tecnologia riescono a dare una mano al tuo lavoro?
Il supporto scientifico ed il lavoro interdisciplinare giocano ormai un ruolo molto importante nell’aiutare l’atleta, il tecnico, l’allenatore e il ricercatore a migliorare la prestazione sportiva.
Grazie a tutti questi strumenti, che possono fornire dati da poter elaborare, e grazie alla nostra esperienza da campo, possiamo preparare allenamenti su misura a seconda delle caratteristiche dell’atleta.
Che consigli puoi dare a chi gioca a tennis saltuariamente e vuole migliorare la propria preparazione tecnica e fisica?
Il mio consiglio è quello di ricavare ogni giorno uno spazio alla cura del movimento e della preparazione fisico/atletica che deve avere come obiettivi, si l’incremento delle capacità condizionali, ma anche cercare di bilanciare ciò che andremo a disequilibrare con lo sport specifico.
Chi è il tennista più testardo con cui hai lavorato? E quello più tranquillo?
Non ne ho trovato ancora nessuno più testardo di me. Il mio DNA sardo credo influisca molto su questo aspetto. Andreas Seppi è sicuramente il più tranquillo con cui ho lavorato.
È l’esempio vivente del concetto “mente tranquilla”, stato ideale della performance che si dichiara attraverso una minore interferenza della corteccia cerebrale con i centri motori subcorticali e un’esecuzione coerente ed efficiente del compito motorio.
Secondo te nel tennis è più difficile lavorare con gli uomini o con le donne?
Solo nell’ultimo periodo, grazie alla nascita della nostra Accademia Horizon Tennis Home, ho iniziato ad allenare giovani tenniste. È una parte del mondo tennistico che mi mancava e mi rende molto felice cercare di aiutarle ad esprimere al meglio il loro potenziale di atlete.
Tutto questo mi aiuterà a crescere come uomo e come preparatore, ma potrò rispondere alla tua domanda solo tra un paio d’anni.
Riesci a capire anche tu – come gli allenatori, nel calcio – quando i tuoi giocatori fanno “notti brave” e non vanno a letto presto?
Per me sarebbe molto più semplice capirlo perché ho a che fare con il singolo atleta, il più delle volte condividiamo la stessa camera d’albergo e stiamo assieme 24 su 24.
Tuttavia, ho avuto sempre a che fare con giocatori fidanzati o sposati e quindi non è mai successo.
Quanto tempo passi lontano da casa, in giro per i campi in tutto il mondo? Hai una compagna? Come vive questa tua lontananza?
Tanto, forse troppo, ma è il sogno di una vita che si è avverato.
Da bambino, con mio padre, guardavo alla TV tutti gli eventi sportivi più importanti: Olimpiadi e mondiali, le finali dello slam negli stadi e nelle arene più famose del mondo.
Sognavo di essere un giorno al loro posto. Ora vivo tutto questo in prima persona grazie alla bravura dei miei atleti. Difficile mantenere un rapporto a distanza. Lei è molto brava, paziente e mi supporta molto, ma è dura non vivere la quotidianità in un rapporto di coppia.