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NUMERI PARLANTI

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È il numero di società sportive ogni 100.000 abitanti in Valle d’Aosta, la regione più “sportiva” d’Italia, seguita da Trentino (166 società), Friuli Venezia Giulia (149), Marche e Liguria.

Secondo i dati 2021-2022 del Coni la Valle D’Aosta conta ben 17 mila atleti ogni 100 mila abitanti. Praticamente, ogni 100 persone, ben 17 sono tesserate a una qualche forma di società sportiva. Il tasso è il doppio di quello medio italiano (8 atleti tesserati ogni 100 abitanti).

Ultima regione in classifica, la Campania, con 4.455 tesserati e appena 72 società sportive per 100.000 abitanti. La Sicilia si ferma a 5.312 atleti, la Calabria a 5.983. Le tre regioni meridionali più popolose totalizzano meno atleti tesserati della sola Lombardia.

Dai dati purtroppo emerge una spaccatura nel nostro Paese: al Nord si concentra ben il 54% degli atleti, mentre al Centro e al Sud si concentrano rispettivamente il 22 e il 24%.

Secondo il rapporto “Gli italiani e lo sport”, in collaborazione con Istat, i tassi più elevati di sedentarietà si registrano infatti in regioni come Basilicata (54%), Puglia (55%) e Campania (55%).

Le conseguenze si vedono anche ai massimi livelli: basti pensare che su 80 atleti italiani premiati in totale alle Olimpiadi di Parigi 2024, solo 5 provenivano da atleti formatisi nel Sud.

Le cause stanno anche nella carenza di strutture. In Europa siamo ultimi tra i grandi paesi UE per dotazione di impianti sportivi per abitante: 131 impianti per 100.000 abitanti, meno della metà di quanti ce ne sono in Francia e quasi un quinto di quelli della virtuosa Finlandia.

L’assenza di strutture è spesso accompagnata dal degrado di quelle esistenti. Secondo un’indagine condotta da Sport e Salute insieme a Svimez e UISP, a oggi risulta pienamente funzionante il 91% degli impianti sportivi nel Centro-Nord, ma solo l’81% di quelli nel Sud.

C’è poi il reddito, che influenza la pratica sportiva. Fare sport costa e le famiglie a basso reddito spesso tagliano questa voce. Secondo l’Istat la percentuale di sedentari è doppia tra chi ha basso titolo di studio (spesso correlato a redditi minori) rispetto a chi ha lauree: 50% contro 18%.

A lasciare sperare per il futuro c’è la maggiore consapevolezza del problema e la partenza negli ultimi anni di investimenti senza precedenti dell’impiantistica sportiva, grazie anche ai fondi del PNRR.

In particolare, sono previsti €890 mln per costruire o riqualificare circa 1.000 palestre scolastiche in tutta Italia, con un’attenzione speciale verso il mezzogiorno (il 72% delle risorse sarà destinato al Sud).

Perché lo sport dev’essere per tutti, non un privilegio: una pratica in cui non importa il Cap, il reddito o l’età. Una pratica che non è solo muscoli e sudore, ma scuola di vita, prevenzione sanitaria, integrazione sociale e crescita economica.

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