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23/02/2022
09:30

Crediti deteriorati, nel 2021 in Italia vendite per 33 miliardi di euro. Banca Ifis “top buyer” con 3,7 miliardi di euro di acquisti: l’11% delle transazioni del mercato

Npl
  • Stabile a 330 miliardi di euro lo stock complessivo di Npe in Italia. Nel 2024 si stima salirà fino a 402 miliardi di euro
  • Per la prima volta, nel 2021, lo stock degli Utp supera gli Npl nei bilanci bancari
  • Sempre più rilevante il mercato secondario che rappresenta il 32% del totale transato
  • Nel 2022-23 previsti circa 60 miliardi di euro di nuovi flussi di crediti deteriorati nei bilanci bancari
  • Migliora l’Npe italiano in contrazione al 4,7% sotto il target BCE (5%)

Mestre (Venezia) 23 febbraio 2021 – Nel 2021 sul mercato italiano sono state effettuate transazioni di crediti non performing per complessivi 33 miliardi di euro. Di questi, 3,7 miliardi di euro sono stati acquisiti da Banca Ifis che si posiziona al primo posto come “top buyer”. La Banca conferma così la sua leadership nel settore Npl unsecured retail con una market share pari al 46% su poco più di 7 miliardi di euro di crediti ceduti sul mercato in questa asset class.
Le stime contenute nel Market Watch Npl diffuso oggi prevedono nel 2022 circa 47 miliardi di euro di nuove dismissioni Npe (35 miliardi di euro di Npl e 12 miliardi di euro di Utp) e altrettante nel 2023 (37 miliardi di Npl e 10 miliardi di Utp) per un totale di 94 miliardi di euro di vendite nel biennio.
Sempre più rilevante il mercato secondario che nel 2021 ha registrato una incidenza del 32% sul totale transazioni e si prevede arrivi al 33% nel 2022. Il report evidenzia come dal 2017 al 2021 siano stati investiti quasi 60 miliardi di euro da parte di servicer e investitori per acquisire 245 miliardi di euro di portafogli Npl.
Il mercato conferma la concentrazione delle transazioni sia lato originator, con il 45% delle cessioni riferibile
a cinque grandi gruppi, sia lato acquisizioni: il 31% dei volumi è gestito da cinque buyer.

Dal punto di vista dei flussi di nuovo deteriorato nei bilanci bancari si prevede il deterioramento di circa sessanta miliardi di euro di crediti tra il 2022 e il 2023. Nel 2024 si stima un ritorno ai valori pre-Covid con un tasso di deterioramento attorno all’1% che si confronta con il 2,4% stimato nel 2022: un valore ben lontano dal tasso del 4,5% relativo al picco registrato nel 2013.
Migliora anche l’Npe ratio italiano stimato in contrazione al 4,7% a fine 2021 sotto il target BCE del 5%.

Lo stock complessivo di Npe, che nel 2021 è sceso a 330 miliardi di euro in linea con i livelli del 2019 e 2020, salirà fino a toccare i 402 miliardi nel 2024. Lo stock nel 2021 è composto da circa 88 miliardi di euro di Npe in capo alle banche e 242 miliardi di euro in gestione a servicer e investitori specializzati (circa il 73%). Nel 2024 si prevede che ben il 78% dello stock di Npe sarà in gestione all’Industria del credito deteriorato e solo il 22% sarà a bilancio bancario.
La novità è che, per la prima volta in Italia, gli Utp iscritti a bilancio delle banche superano lo stock Npl: a fine 2021 si stimano 45 miliardi di euro di Utp verso 39 miliardi di euro di crediti deteriorati. Il sorpasso è confermato anche per i prossimi anni.

Aumenta il rischio di credito: l’incidenza dei prestiti classificati in stadio 2 passa dal 9% del 2019 al 15% alla fine del 2021. La percentuale si confermerà a circa il 14% nel corso del 2022 per scendere attorno al 12% nel 2024. A fine 2021 l’Italia conta circa 44 miliardi di finanziamenti ancora in moratoria, per l’82% sono prestiti alle imprese (36 miliardi di euro). Risulta ancora attivo il 16% delle richieste del 2020.

Il report di Banca Ifis evidenzia come dal 2016 a oggi le Gacs hanno sostenuto il mercato delle transazioni Npl per 96 miliardi di euro pari al 36% del totale vendite Npl. Nel 2021 le operazioni Gacs sono state 7 per 11 miliardi di euro di GBV. Rispetto agli anni precedenti, nel 2021 si registra un prezzo medio in calo per la più bassa incidenza dei crediti secured. I servicer impegnati nelle operazioni finalizzate fino al 2021 sono stati otto. Il trend mensile degli incassi delle cartolarizzazioni Gacs mostra una dinamica di recupero mediamente più bassa rispetto al periodo pre-Covid.

Focus sulla Giustizia e mercato immobiliare. In Italia, nel 2021, sono state realizzate circa 700 mila compravendite immobiliari: un vero e proprio record grazie alla grande liquidità delle famiglie e delle imprese che si è sommata agli incentivi fiscali. Si stima che anche nel 2022 la crescita continuerà a essere sostenuta.
Il 2021 si è chiuso con 126.000 immobili in asta per un valore complessivo di 18,7 miliardi di euro. Sebbene l’operatività mostri segni di ripresa (+8,1% le unità immobiliari oggetto d’asta nel 2021) resta significativo il numero delle procedure posticipate per il blocco delle esecuzioni nel primo semestre 2021, pari a circa 77 mila aste, con un mancato recupero stimabile in circa 11 miliardi di euro.
Positivi gli effetti generati dall’avvio del processo telematico e della riforma del 2015, con la riduzione di circa due anni, tra il 2018 e il 2020, del tempo medio di chiusura delle aste che nel 2021 scontano ancora 6,1 anni di vita media.

Le ipotesi di scenario alla base delle previsioni su flussi di deteriorato, degli stock Npe e delle transazioni sul mercato Npl e Utp contenute nella quindicesima edizione del Market Watch Npl, spiega una nota metodologica, sono state elaborate stimando: un Pil nel 2021 pari a +6,2% con una dinamica verso il +4% nel 2024. Tra le variabili considerate rientrano anche: la fine del blocco dei licenziamenti e delle moratorie sui prestiti al 31 dicembre 2021, il rallentamento delle iniezioni di liquidità da parte delle Banche centrali e l’aumento dell’inflazione e una graduale crescita dei tassi. A fronte del probabile avvio della fase conclusiva della pandemia e della stabilità della politica italiana, sono stati inclusi tra i rischi di scenario anche nuovi elementi di incertezza nelle aspettative e previsioni come l’aumento dei prezzi dell’energia e materia prime, i rischi geopolitici e le strozzature delle catene distributive internazionali.

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