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19/04/2016
13:19

Factoring in Italia: un mercato in continua crescita

Business

Continuano a crescere i numeri del factoring in Italia, per un mercato che oggi vale circa il 12% del PIL: a rivelarlo è Assifact, che nei giorni scorsi ha diffusi 1 dati del consuntivo 2015 e le previsioni per l’anno in corso.

Secondo l’Associazione che riunisce gli operatori italiani, infatti, a fine 2015 l’intero settore ha registrato una variazione positiva del 4,09%, con un volume di affari complessivo che arriva a 185 miliardi di euro. Assifact, poi, si aspetta che un trend positivo anche per il 2016, ed arriva ad ipotizzare un ulteriore incremento del 3,9% per l’anno in corso.

Al 31 dicembre 2015 si sono rivelati in crescita anche l’ammontare dei crediti in essere, che ha registrato un aumento del 3,02%, e il totale degli anticipi e corrispettivi erogati alle imprese, in crescita del 4,46%.

Per quanto riguarda la localizzazione delle imprese che fanno ricorso al factoring, invece, il 33,34% dei clienti cedenti risulta localizzato in Lombardia, mentre il secondo posto spetta alle aziende laziali, che raggiungono il 21,34%, e il terzo gradino del podio è per il Piemonte, con il 10,71%. In Lazio e Lombardia si concentrano anche i debitori ceduti, ma a posizione invertita in classifica, rispettivamente con il 26,87% ed il 19,99%, alle quali segue sempre il Piemonte con il 7,55%.

infografica factoring assifact

L‘83,64% dei clienti cedenti è costuito da imprese e società non finanziarie, mentre la quota maggiore dei debitori ceduti è costituita da imprese e società non finanziarie, con una percentuale pari a 53,36%, e da Pubbliche Amministrazioni, con una quota del 26,55%.

Buone notizie anche per quanto riguarda i ritardi medi di pagamento: la durata media per le imprese è scesa nel 2015 da 94 a 80 giorni, mentre per la Pubblica Amministrazione è passata da 165 a 144 giorni.

Per concludere, poi, al 31 dicembre la percentuale di sofferenze relative al factoring si rivela contenuta, pari al 3,42% dell’esposizione totale, in linea con il livello di fine 2014 e molto al di sotto delle sofferenze bancarie che sono pari all’11,02% degli impieghi.

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