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Sistema di controllo interno e gestione dei rischi

Il sistema di controllo interno comprende le regole, procedure e strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali, l’efficacia ed efficienza dei processi e la conformità delle operazioni con la normativa e con la regolamentazione aziendale.

Il sistema di controllo interno

Il sistema di controllo interno riveste un ruolo centrale nell’organizzazione di Banca Ifis. Rappresenta un elemento fondamentale di presidio dei rischi aziendali, e favorisce la diffusione di una corretta cultura del rischio, della legalità e dei valori aziendali.

Esso rappresenta un elemento fondamentale di conoscenza per gli organi aziendali in modo da:

  • Garantire piena consapevolezza della situazione ed efficace presidio dei rischi aziendali e delle loro interrelazioni;
  • Orientare i mutamenti delle linee strategiche e delle politiche aziendali;
  • Adattare in modo coerente il contesto organizzativo;
  • Presidiare la funzionalità dei sistemi gestionali e il rispetto degli istituti di vigilanza prudenziale;
  • Favorire la diffusione di una corretta cultura dei rischi, della legalità e dei valori aziendali.

Banca Ifis, conformemente a quanto disposto dalla regolamentazione di vigilanza e dalla normativa relativa ai servizi di investimento prestati, persegue i seguenti principi generali di organizzazione:

  • I processi decisionali e l’affidamento di funzioni al personale sono formalizzati e consentono l’univoca individuazione di compiti e responsabilità e sono idonei a prevenire i conflitti di interessi. In tale ambito, viene assicurata la necessaria separatezza tra le funzioni operative e quelle di controllo;
  • Le politiche e le procedure di gestione delle risorse umane assicurano che il personale sia provvisto delle competenze e della professionalità necessarie per l’esercizio delle responsabilità a esso attribuite;
  • Il processo di gestione dei rischi è efficacemente integrato. Infatti:
    • Esiste un linguaggio comune nella gestione dei rischi a tutti i livelli;
    • I metodi e gli strumenti di rilevazione e valutazione dei rischi adottati sono tra di loro coerenti;
    • Sono definiti modelli di reportistica dei rischi, al fine di favorirne la comprensione e la corretta valutazione, anche in una logica integrata;
    • Sono individuati momenti di coordinamento ai fini delle rispettive attività;
    • Sono previsti flussi informativi su base continuativa tra le diverse funzioni in relazione ai risultati delle attività di controllo di propria pertinenza;
    • Sono condivise le azioni di rimedio individuate;
  • I processi e le metodologie di valutazione, anche a fini contabili, delle attività / passività aziendali sono affidabili e integrati con il processo di gestione del rischio. A tal fine: la definizione e la convalida delle metodologie di valutazione sono affidate a unità differenti; le metodologie di valutazione sono robuste, testate sotto scenari di stress e non fanno affidamento eccessivo su un’unica fonte informativa; la valutazione di uno strumento finanziario è affidata a un’unità indipendente rispetto a quella che negozia detto strumento;
  • Le procedure operative e di controllo minimizzano i rischi legati a frodi o infedeltà dei dipendenti, prevengono o, laddove non sia possibile, attenuano i potenziali conflitti di interesse e, inoltre, prevengono il coinvolgimento, anche inconsapevole, in fatti di riciclaggio, usura o di finanziamento al terrorismo;
  • Il sistema informativo rispetta i requisiti previsti dalla disciplina di vigilanza, tempo per tempo vigente;
  • I livelli di continuità operativa garantiti sono adeguati e conformi a quanto stabilito dalla normativa di vigilanza, tempo per tempo vigente.

Ruolo degli organi societari:

  • Il Consiglio di Amministrazione approva il documento delle “Linee di indirizzo di Gruppo sul Sistema dei Controlli interni”, aggiornato per l’ultima volta a febbraio 2022. Verifica che le linee di indirizzo siano coerenti con gli indirizzi strategici e la propensione al rischio stabiliti, e che siano in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli stessi. Approva il Risk Appetite Framework e le politiche di gestione del rischio;
  • Il Comitato Controllo e Rischi ha il compito di supportare, con un’adeguata attività istruttoria, le valutazioni e le decisioni del Consiglio di Amministrazione relative al sistema di controllo interno e di gestione dei rischi;
  • Il Collegio sindacale svolge un ruolo fondamentale di vigilanza sull’adeguatezza e funzionalità del sistema di controllo interno;
  • L’Amministratore Delegato è l’amministratore incaricato di sovrintendere alla funzionalità del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi.

Il corretto funzionamento del sistema dei controlli interni si basa sulla proficua interazione fra gli organi aziendali, gli eventuali comitati costituiti all’interno di questi ultimi, i soggetti incaricati della revisione legale dei conti e le funzioni di controllo.

In particolare, il Comitato Controllo e Rischi e il Collegio Sindacale interagiscono frequentemente nel corso delle proprie riunioni e, all’occorrenza, con l’Amministratore Delegato, il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e societari, la Società di revisione, il Chief Risk Officer, il Responsabile della Compliance e la Responsabile dell’Antiriciclaggio. Interagiscono inoltre in via sistematica con il Responsabile dell’Internal Audit, che di norma assiste alle riunioni di entrambi gli organi.

Tutte le attività aziendali sono oggetto di controlli, articolati su tre livelli:

  • Controlli di linea (primo livello): aree di business, owner dei diversi processi e attività;
  • Controlli di secondo livello: funzioni aziendali di Risk Management, Compliance e Antiriciclaggio;
  • Controlli di terzo livello: Internal Audit.

I responsabili delle unità organizzative di controllo interagiscono, coordinandosi e collaborando, al fine di evitare sovrapposizioni, sviluppare sinergie e ottimizzare la collaborazione.

Tassonomia dei Rischi

Banca Ifis ha definito una Tassonomia dei Rischi, che descrive le logiche seguite nell’identificazione dei rischi attuali e/o prospettici a cui il Gruppo potrebbe essere esposto nel conseguire i propri obiettivi strategici e, per ciascuna tipologia, gli strumenti di prevenzione e mitigazione previsti.

Tale documento viene condiviso con l’Internal Audit ed è approvato, previa condivisione con l’Amministratore Delegato e successivo parere favorevole del Comitato Controllo e Rischi, dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo.

L’Amministratore Delegato segnala al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su indicazione delle Funzioni di Controllo, del Dirigente Preposto, nonché dell’Organizzazione, eventuali esigenze di aggiornamento che si rendano necessarie per modifiche al contesto normativo, strategico ed organizzativo.

Risk Management

Il Risk Management identifica i rischi ai quali la Capogruppo e le società del Gruppo sono esposte, e provvede alla misurazione e al monitoraggio periodico degli stessi attraverso specifici indicatori di rischio, pianificando le eventuali azioni di mitigazione per i rischi rilevanti. L’obiettivo è di garantire una visione unitaria e integrata dei rischi cui il Gruppo è esposto, assicurando un’adeguata informativa agli organi di governo.

La struttura complessiva di governo e gestione dei rischi a livello di Gruppo è disciplinata nel Risk Appetite Framework.

Nel corso del 2022 Gruppo Banca Ifis ha avviato una progettualità con lo scopo di integrare i fattori ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo e controllo, nel risk management framework e nella disclosure.

Tra le attività già intraprese da Banca Ifis troviamo l’esercizio di materiality assessment, funzionale all’individuazione dei fattori di rischio climatici e ai meccanismi causali secondo cui tali fattori si trasferiscono ai rischi tradizionali (canali di trasmissione).

Le risultanze dell’esercizio di materiality assessment denotano un’esposizione nel complesso moderata ai rischi climatici e ambientali. In linea con le attività progettuali e con le aspettative di vigilanza connesse ai rischi climatici, si prevede di integrare in maniera strutturale nel processo valutativo del rischio di credito le considerazioni sopra riportate, ancora in fase di studio e analisi, connesse alla quantificazione degli impatti dei rischi climatici (rischi di transizione e fisici).

Compliance

Le attività di controllo effettuate dalla funzione Compliance (controlli continuativi e verifiche), individuate sulla base della pianificazione approvata dal Consiglio di Amministrazione, mirano a verificare l’efficacia delle misure organizzative richieste, proposte e attuate ai fini della gestione del rischio di non conformità.

Gli esiti dei controlli sono formalizzati in relazioni che vengono condivise con le strutture aziendali competenti, alle quali è richiesto di fornire riscontro sulle azioni di rimedio individuate e sulla tempistica di realizzazione.

Antiriciclaggio

La funzione aziendale di Anti-Money Laundering effettua controlli sistematici di secondo livello in relazione al rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, volti a verificare la corretta applicazione delle procedure ai processi operativi.

Internal Audit

L’attività di revisione condotta dalla funzione Internal Audit è trasversale a tutti i processi e consiste nel controllo periodico della corretta applicazione di tutte le politiche, procedure e prassi operative vigenti nella Banca, al fine di individuare eventuali andamenti anomali o violazioni della regolamentazione interna e di valutare la funzionalità del sistema dei controlli interni nel suo complesso.

Internal Audit opera sulla base della pianificazione approvata dal Consiglio di Amministrazione; a questa si aggiungono interventi non pianificati in funzione di specifiche necessità e/o richieste dei principali organi aziendali o di vigilanza esterni. Gli esiti degli audit sono condivisi con l’unità organizzativa di riferimento e con le funzioni di controllo di secondo livello, quindi inviati al Collegio Sindacale e al Comitato Controllo e Rischi.

Nel corso del 2023 la funzione Internal Audit ha pianificato e avviato, tra le altre, un’attività di verifica volta a garantire l’adeguatezza e conformità con le leggi e regolamenti sulla protezione e gestione dei dati personali della politica di Gruppo sulla privacy, in particolare per quanto concerne il Provvedimento del Garante n. 2 del 16/6/2004.

Rischio di credito

In considerazione delle particolari attività svolte dalle società del Gruppo, il rischio di credito configura l’aspetto più rilevante della rischiosità complessiva assunta. Il mantenimento di un’efficace gestione del rischio di credito costituisce un obiettivo strategico per il Gruppo Banca Ifis ed è perseguito adottando strumenti e processi integrati al fine di assicurare una corretta gestione del credito in tutte le sue fasi (istruttoria, concessione, monitoraggio e gestione, intervento su crediti problematici).

Il rischio di credito è presidiato nel continuo con l’ausilio di procedure e strumenti che consentono una tempestiva individuazione delle posizioni che presentano particolari anomalie. Il Gruppo Banca Ifis nel tempo si è dotato di strumenti e procedure che consentono di valutare e monitorare il rischio in modo specifico per ciascuna tipologia di clientela e di prodotto.

Il Gruppo Banca Ifis pone particolare attenzione alla concentrazione del rischio di credito con riferimento a tutte le società del Gruppo, sia a livello individuale che consolidato. Il Consiglio di Amministrazione di Banca Ifis ha dato mandato all’Alta Direzione di agire in funzione di un contenimento dei grandi rischi. In linea con le indicazioni del Consiglio, sono sottoposti a monitoraggio in via sistematica anche le posizioni a rischio che impegnano il gruppo in misura rilevante.

Tecniche di mitigazione del rischio di credito

Rientrano nell’ambito delle tecniche di mitigazione del rischio di credito quegli strumenti che contribuiscono a ridurre la perdita che il Gruppo andrebbe a sopportare in caso di default della controparte; nello specifico, ci si riferisce alle garanzie ricevute dalla clientela, sia di tipo reale sia personale, e a eventuali contratti che possono determinare una riduzione del rischio di credito.

In linea generale, nell’ambito del processo di concessione e gestione del credito, per talune tipologie di affidamenti, viene incentivato il rilascio da parte della clientela di idonee garanzie atte a ridurne la rischiosità. Esse possono essere rappresentate da garanzie reali che gravano su beni, quali ad esempio i pegni su attività finanziarie, le ipoteche su immobili (residenziali/non residenziali) e/o da garanzie personali (tipicamente le fidejussioni) che gravano su un soggetto terzo ove la persona (fisica o giuridica) si costituisce garante della posizione debitoria del cliente in caso di insolvenza.

In particolare:

  • nell’ambito dell’attività di factoring, qualora la tipologia e/o la qualità del credito ceduto non risultino pienamente soddisfacenti o, più in generale, il cliente cedente non risulti di merito creditizio sufficiente, è prassi consolidata, a maggior tutela del rischio di credito assunto dal Gruppo nei confronti del cliente cedente, acquisire garanzie fideiussorie aggiuntive da parte di soci o amministratori dei clienti cedenti. Per quanto riguarda i debitori ceduti nei rapporti di factoring, ove si ritiene che gli elementi di valutazione disponibili sul debitore ceduto non siano adeguati per una corretta valutazione/assunzione del rischio di credito connesso alla controparte debitrice, o che l’ammontare di rischio proposto superi i limiti individuati nella valutazione della controparte, si acquisisce idonea copertura dal rischio di default del debitore ceduto. La copertura prevalentemente utilizzata su debitori ceduti esteri con operatività pro soluto è realizzata attraverso garanzie rilasciate da factors corrispondenti e/o polizze assicurative sottoscritte con operatori specializzati;
  • in ambito finanziamenti verso imprese, ove possibile, si acquisiscono idonee garanzie del Fondo Centrale di Garanzia o da altre società rientranti nel perimetro pubblico come SACE S.p.A.;
  • in relazione all’operatività di Structured Finance, si acquisiscono garanzie in funzione allo standing della controparte, alla durata ed alla tipologia del finanziamento. Tra queste garanzie rientrano oltre alle garanzie ipotecarie, i privilegi su impianti e macchinari, i pegni, le fideiussioni, le assicurazioni del credito ed i depositi collaterali;
  • in relazione all’operatività relativa al leasing finanziario, occorre sottolineare che il rischio di credito è attenuato dalla presenza del bene oggetto del leasing. Il locatore ne mantiene la proprietà sino all’esercizio dell’eventuale opzione di acquisto finale, garantendosi un maggior tasso di recupero in caso di insolvenza del cliente;
  • in relazione all’operatività in crediti di difficile esigibilità ed acquisto di crediti fiscali da procedure concorsuali, ed al relativo modello di business, non vengono di norma poste in essere azioni volte ad acquisire copertura a fronte dei rischi creditizi;
  • la cessione del quinto è senza dubbio una forma tecnica poco rischiosa, in considerazione delle particolarità di questo prodotto che prevede obbligatoriamente una copertura assicurativa per il rischio di decesso e/o di perdita di impiego del cliente ed il vincolo, a maggior garanzia del finanziamento, del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) maturato dal cliente.
  • l’operatività di finanziamento alle farmacie prevede un’anticipazione accompagnata da una cessione o da un mandato all’incasso dei crediti con la possibilità di utilizzare le anticipazioni successive a decurtazione dei finanziamenti in essere.

In linea con quanto stabilito dal Decreto Liquidità (D.L. 8 aprile 2020 n. 23) il Gruppo ha usufruito delle garanzie offerte dal Fondo di Garanzia statale per la tipologia di clientela e finanziamenti previsti dal Decreto, con coperture che possono arrivare fino al 100%. Tale garanzia consente una riduzione degli RWA relativi al rischio di credito, in proporzione alla quota di esposizione coperta dal Fondo.

Nell’ambito dei portafogli Npl acquisiti sono incluse posizioni garantite da ipoteche su immobili che presentano una rischiosità inferiore rispetto al portafoglio complessivo acquisito.

La determinazione dell’ammontare complessivo degli affidamenti concedibili allo stesso cliente e/o gruppo giuridico ed economico tiene conto di appositi criteri per la ponderazione delle diverse categorie di rischio e delle garanzie. In particolare, al valore di stima delle garanzie reali vengono applicati “scarti” prudenziali, differenziati per tipologia di garanzia.

Il Gruppo verifica nel continuo la qualità e l’adeguatezza delle garanzie acquisite sul portafoglio crediti, con presidi di secondo livello effettuati dalla funzione di Risk Management della Capogruppo e svolti in ambito Single File Review (SFR).

Per approfondire, si rimanda alle Relazioni e bilancio consolidato 2023.

Rischio di mercato

Rischio di tasso di interesse e rischio di prezzo – portafoglio di negoziazione di vigilanza

Rappresenta il rischio di perdita derivante dai movimenti avversi dei prezzi di mercato (corsi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi di merci, volatilità dei risk factor, e così via) con riferimento al portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza (rischi di posizione, regolamento e concentrazione) e all’intero bilancio della Banca (rischio di cambio e di posizione su merci).

Nel corso del 2023 sono proseguite le strategie di investimento disciplinate nella “Politica di gestione del Portafoglio di Proprietà di Banca Ifis” e nella “Politica di gestione dell’operatività di investimento di Securitization & Structured Solutions”, articolate in coerenza con l’appetito al rischio formulato dal Consiglio di Amministrazione nell’ambito del processo del Risk Appetite Framework (RAF) e declinato nella “Politica di Gruppo per la gestione dei rischi di mercato” e con il sistema di obiettivi e limiti. In coerenza con la “stance” conservativa declinata nei documenti sopra citati, per buona parte dell’anno la strategia di investimento complessiva si è focalizzata nel contenimento del rischio, attuata principalmente ricercando titoli caratterizzati da un’elevata liquidabilità e da una strategia di ritorni costanti nel medio termine.

La componente afferente al “portafoglio di negoziazione” (trading book) da cui si origina il rischio di mercato in oggetto, è risultata marginale rispetto al totale degli investimentinel banking book, sia in termini assoluti di valori di rischio rilevati che rispetto ai limiti stabiliti. Il portafoglio di negoziazione risulta principalmente composto da opzioni e future derivanti da operazioni di hedging ed enhancement ancillari alla strategia di investimento negli asset facenti parte del “portafoglio bancario” (banking book) e dal portafoglio di “discretionary trading”, caratterizzato da un’ottica speculativa di breve periodo e da un’esposizione marginale.

All’interno del portafoglio di negoziazione sono inoltre presenti operazioni residue rivenienti dall’attività di Corporate Banking in cui venivano offerti contratti derivati alla clientela a copertura dei rischi finanziari da questa assunti; tutte le operazioni ancora in essere sono coperte, ai fini dell’annullamento del rischio di mercato, con operazioni “back to back”, nelle quali si è assunta, con controparti di mercato esterne, una posizione opposta a quella venduta alla clientela corporate.

Rischio di tasso di interesse e rischio di prezzo – portafoglio bancario

L’assunzione di un significativo rischio di tasso d’interesse è in linea di principio estranea alla gestione del Gruppo. In termini di composizione dello stato patrimoniale con riferimento alla fattispecie di rischio in oggetto, relativamente alla componente passiva, la fonte di provvista prevalente continua ad essere costituita dai conti di deposito online e conti corrente “Rendimax”, declinati nelle forme tecniche di conti deposito della clientela a tasso fisso per la componente vincolata, e a tasso variabile non indicizzato, rivedibile unilateralmente da parte della Banca del Gruppo nel rispetto delle norme e dei contratti, per le forme tecniche di conti correnti liberi a vista e a chiamata. Le ulteriori componenti principali di provvista riguardano raccolta obbligazionaria a tasso fisso, operazioni di cartolarizzazione a tasso variabile, pronti contro termine (PCT) sia a tasso fisso che variabile e i prestiti con l’Eurosistema (c.d. TLTRO e LTRO) a tasso variabile.

Relativamente all’attivo gli impieghi alla clientela rimangono prevalentemente a tasso variabile, sia con riguardo alla componente di credito commerciale e che di finanziamenti corporate.

Nell’ambito dell’operatività in crediti di difficile esigibilità svolta dalle controllate Ifis Npl Investing S.p.A., Revalea e Ifis Npl Servicing S.p.A., le prime due risultano caratterizzate da un modello di business focalizzato sull’acquisto di crediti a valori inferiori rispetto al nominale e rileva un potenziale rischio di tasso d’interesse connesso anche all’incertezza sui tempi di incasso.

Al 31 dicembre 2023 il portafoglio titoli obbligazionari complessivo è composto principalmente da titoli governativi, per una percentuale pari a circa al 66%; la modified duration media e scadenza media del portafoglio risultano complessivamente pari a 2,2 anni e a 2,9 anni.

La funzione Capital Market è preposta a garantire la gestione del rischio di tasso, in linea con il risk appetite stabilito, definisce le azioni necessarie al perseguimento dello stesso. Alla funzione di Risk Management spetta il compito di proporre il risk appetite, individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l’andamento delle masse attive e passive in relazione ai limiti prefissati. L’Alta Direzione propone annualmente al Consiglio della Capogruppo Banca Ifis le politiche di impiego e raccolta e di gestione del rischio di tasso, nonché suggerisce in corso d’anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell’attività in coerenza con le politiche di rischio approvate nell’ambito del Gruppo.

La posizione di rischio di tasso è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nell’ambito della specifica reportistica mensile predisposta dalla funzione Risk Management per i vertici aziendali.

Per approfondire, si rimanda alle Relazioni e bilancio consolidato 2023.

Rischio di cambio

L’assunzione del rischio di cambio, intesa quale componente gestionale potenzialmente idonea a consentire migliori performances di tesoreria, rappresenta un’operatività estranea alle politiche del Gruppo. Le operazioni in divisa del Gruppo Banca Ifis si sostanziano principalmente in operazioni di incasso e pagamento correlate alla tipica attività di factoring e nella copertura di asset denominati in divisa, come quote di fondi OICR. In tale ottica le attività in oggetto sono generalmente coperte da depositi e/o finanziamenti acquisiti da banche espressi nella stessa divisa eliminando sostanzialmente il rischio di perdite connesso all’oscillazione dei cambi. In taluni casi la copertura viene effettuata utilizzando strumenti sintetici.

Un rischio di cambio residuale si manifesta quale conseguenza del fisiologico mismatching tra gli utilizzi da parte della clientela ed i relativi approvvigionamenti di valuta da parte della funzione Capital Markets, prevalentemente connessi alla difficoltà di formulare previsioni esatte sulle dinamiche finanziarie connesse all’attività di factoring, con particolare riferimento ai flussi d’incasso da parte dei debitori ceduti rispetto alle scadenze dei finanziamenti accesi alla clientela, nonché all’effetto degli interessi sugli stessi.

La funzione Capital Markets è impegnata a minimizzare questa differenza, riallineando nel continuo il dimensionamento e la cadenza temporale delle posizioni in valuta.

L’assunzione e la gestione del rischio di cambio connesso all’attività avvengono nel rispetto delle politiche di rischio e dei limiti fissati dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, ed è disciplinata da precise deleghe operative in materia che fissano limiti di autonomia per i soggetti autorizzati ad operare, nonché limiti alla posizione giornaliera netta in cambi particolarmente stringenti.

Le funzioni aziendali preposte a garantire la corretta gestione del rischio di cambio sono la funzione Capital Markets, che si occupa, fra le sue varie attività, della gestione diretta del funding e della posizione in cambi, la funzione di Risk Management, cui spetta il compito di individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l’andamento in relazione ai limiti prefissati, e l’Alta Direzione, cui spetta il compito, sulla base delle proposte effettuate dalla funzione Capital Markets, di asseverare tali suggerimenti e proporre quindi annualmente al Consiglio di Amministrazione di Banca Ifis le politiche di funding e di gestione del rischio cambio nonché suggerire in corso d’anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell’attività del Gruppo in coerenza con le politiche di rischio approvate.

Per approfondire, si rimanda alle Relazioni e bilancio consolidato 2023.

Rischio di liquidità

Il rischio di liquidità è rappresentato dalla possibilità che il Gruppo non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell’incapacità di reperire fondi o dell’incapacità di cedere attività sul mercato per far fronte ad esigenze di liquidità. Rappresenta, altresì, rischio di liquidità l’incapacità di reperire nuove risorse finanziarie adeguate, in termini di ammontare e di costo, rispetto alle necessità/opportunità operative, che costringa il Gruppo a rallentare o fermare lo sviluppo dell’attività, o sostenere costi di raccolta eccessivi per fronteggiare i propri impegni, con impatti negativi significativi sulla marginalità della propria attività.

Al 31 dicembre 2023 le fonti finanziarie sono rappresentate principalmente dal patrimonio, dalla raccolta online (prodotto Rendimax) composta da depositi a vista e vincolati, dai prestiti obbligazionari a medio-lungo termine emessi nell’ambito del programma EMTN, da operazioni di cartolarizzazione a medio-lungo termine nonché dalla raccolta da clientela corporate; la raccolta sotto forma di pronti contro termine, stipulati con primarie realtà bancarie, si è confermata anche nel 2023 una rilevante fonte di funding.

Per quanto infine concerne la raccolta presso l’Eurosistema (TLTRO), alla fine del 2023 rimaneva una forma importante di raccolta. Tuttavia, anche in considerazione del fatto che il 2024 vedrà la fine naturale scadenza di tali strumenti, si è scelto di anticipare il rimborso di 500 milioni di euro già a fine 2023, portandone l’ammontare utilizzato da circa 2 miliardi di euro a circa 1,5 miliardi di euro.

Il Gruppo è costantemente impegnato nell’armonico sviluppo delle proprie risorse finanziarie, sia dal punto di vista dimensionale che dei costi, al fine di disporre di riserve di liquidità disponibili adeguate ai volumi di attività attuali e prospettici.

Le funzioni aziendali della Capogruppo preposte a garantire la corretta applicazione della politica di liquidità sono la funzione Capital Markets, che si occupa della gestione diretta della liquidità la funzione di Risk Management, cui spetta il compito di proporre il risk appetite, individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l’andamento in relazione ai limiti prefissati e supportare l’attività dell’Alta Direzione. A quest’ultima spetta il compito, con il supporto della funzione Capital Markets, di proporre annualmente al Consiglio di Amministrazione le politiche di funding e di gestione del rischio liquidità e suggerire in corso d’anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell’attività in piena coerenza con le politiche di rischio approvate. Nell’ambito del continuo processo di adeguamento delle procedure e politiche inerenti al rischio di liquidità e tenuto conto dell’evoluzione delle disposizioni di vigilanza prudenziale di riferimento, la Capogruppo utilizza un framework interno di governo, monitoraggio e gestione del rischio di liquidità a livello di Gruppo.
In conformità alle disposizioni di vigilanza il Gruppo è altresì dotato di un piano di emergenza (Contingency Funding Plan) al fine di salvaguardarsi da danni o pericoli derivanti da una eventuale crisi di liquidità e garantire la continuità operativa aziendale anche in condizioni di grave emergenza derivante dagli assetti interni e/o dalla situazione dei mercati.
La posizione di rischio di liquidità è oggetto di periodico reporting predisposto dalla funzione Risk Management per il Consiglio di Amministrazione di Banca Ifis.
Con riferimento alle partecipate polacca e rumena, l’attività di tesoreria è coordinata dalla Capogruppo.

Per approfondire, si rimanda alle Relazioni e bilancio consolidato 2023.

Impatti derivanti dal contesto macroeconomico

L’emergenza sanitaria connessa al Covid-19 di inizio marzo 2020 ha generato impatti senza precedenti sulla crescita economica mondiale. Tale circostanza ha spinto gli intermediari a considerare possibili impatti sul rischio di credito prodotti da tali fattori di rischio straordinari non adeguatamente intercettati dai modelli di calcolo della perdita attesa (ECL) in uso. Quanto premesso, unito alla necessità di cogliere in ottica “forward looking” le aspettative di un rapido deterioramento delle condizioni macroeconomiche, ha portato il Gruppo ad introdurre nel tempo correttivi di tipo prudenziale (c.d. management overlay) nella determinazione delle perdite attese (ECL); tali correttivi avevano in particolare l’obiettivo di cogliere i rischi connessi alle esposizioni nei confronti di controparti appartenenti ai settori economici potenzialmente più vulnerabili all’emergenza sanitaria.

Successivamente al 2021 e in particolare nel corso del 2022 e del 2023, a seguito delle tensioni geopolitiche connesse al conflitto Russia-Ucraina e a quello in Medio-Oriente, dello scenario inflattivo e del rallentamento della crescita economica, i correttivi prudenziali applicati e precedentemente descritti sono stati sostituiti e rideterminati con l’obiettivo di fattorizzare i rischi emergenti dal contesto macroeconomico di riferimento.

In particolare,  sono stati introdotti alcuni nuovi correttivi prudenziali per tener conto del contesto macroeconomico fortemente influenzato dalle tensioni geopolitiche, dall’impatto della crescita dei prezzi energetici, dalla dinamica inflattiva, e dal significativo incremento dei tassi di interesse al fine di intercettare fattori di rischio relativi alle controparti appartenenti a settori ritenuti particolarmente esposti ai nuovi rischi emergenti; in particolare, imprese  dei  settori manifatturiero, agricolo, trasporti, commercio ed energia. L’approccio e i criteri utilizzati sono stati resi progressivamente più analitici e coerenti nel tempo attraverso affinamenti introdotti al fine di riflettere la migliore percezione del Gruppo in merito all’evoluzione dei rischi connessi.

Per approfondire, si rimanda alle Relazioni e bilancio consolidato 2023.

Rischi operativi

Il rischio operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Non rientrano in tale definizione il rischio strategico e il rischio di reputazione, mentre risultano ricompresi il rischio legale (ossia il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti, da responsabilità contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversie), il rischio informatico, il rischio di mancata conformità, il rischio di frode, il rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo nonché il rischio di errata informativa finanziaria.

Le fonti principali di manifestazione del rischio operativo sono rappresentate da errori operativi, inefficienza o inadeguatezza dei processi operativi e dei relativi controlli/presidi, frodi interne ed esterne, mancata conformità della regolamentazione interna alle norme esterne, esternalizzazione di funzioni aziendali, livello qualitativo della sicurezza fisica e logica, inadeguatezza o indisponibilità dei sistemi hardware e software, crescente ricorso all’automazione, sottodimensionamento degli organici rispetto al livello dimensionale dell’operatività e infine inadeguatezza delle politiche di gestione e formazione del personale.

Il Gruppo Banca Ifis ha da tempo definito – coerentemente alle apposite prescrizioni normative ed alle best practice di settore – il quadro complessivo per la gestione del rischio operativo, rappresentato da un insieme di regole, procedure, risorse (umane, tecnologiche e organizzative) ed attività di controllo volte a identificare, valutare, monitorare, prevenire o attenuare nonché comunicare ai livelli gerarchici appropriati tutti i rischi operativi assunti o assumibili nelle diverse unità organizzative. I processi chiave per una corretta gestione del rischio operativo sono rappresentati:

  • dall’attività di Loss Data Collection, cioè di raccolta strutturata e censimento delle perdite derivanti da eventi di rischio operativo che risulta consolidato grazie anche ad una costante attività da parte del Risk Management di diffusione tra le strutture aziendali di una cultura orientata alla sensibilizzazione e gestione proattiva dei rischi operativi;
  • dall’autovalutazione prospettica dell’esposizione al rischio mediante l’esecuzione delle campagne periodiche di Risk Self Assessment e Model Risk Self Assessment, finalizzate ad avere una visione complessiva dei rischi in termini di frequenza e/o impatto finanziario potenziale e dei relativi presidi organizzativi.

Con specifico riferimento al monitoraggio dell’evoluzione del rischio ICT e di sicurezza e della valutazione dell’efficacia delle misure di protezione delle risorse ICT, il Gruppo Banca Ifis, in conformità con il requisito normativo ha optato per un modello condiviso di responsabilità assegnando i compiti alle funzioni aziendali di controllo Risk Management e Compliance, in relazione ai ruoli, alle responsabilità e alle competenze proprie di ciascuna delle due funzioni. In particolare, la funzione Risk Management conduce i processi di analisi dei rischi ICT e di sicurezza secondo il quadro di riferimento organizzativo e metodologico approvato dal Consiglio di Amministrazione al fine, ad esempio, di verificare il rispetto del livello di propensione al rischio ICT e di sicurezza, dei relativi obiettivi di rischio che il Gruppo intende raggiungere e i conseguenti limiti operativi. Qualora il livello di rischio ICT e di sicurezza ecceda il valore soglia definito, al fine di ricondurlo all’interno della soglia di rischio accettabile, vengono identificate delle misure per il suo trattamento che confluiscono nel “Piano dei Trattamenti” che individua le responsabilità per l’implementazione delle singole azioni correttive. 

I risultati delle sopraccitate analisi sono rendicontati all’interno del “Rapporto sintetico sulla situazione del rischio ICT e di sicurezza” soggetto ad approvazione annuale da parte dell’Amministratore Delegato in qualità di organo con funzione di gestione.

Oltre alle sopraccitate attività, il framework di Gruppo per la gestione del rischio operativo (inclusi il rischio ICT e di sicurezza) prevede la definizione di un set di indicatori in grado di evidenziare tempestivamente l’insorgenza di vulnerabilità nella esposizione della Banca e delle sue controllate ai rischi operativi. Tali indicatori vengono monitorati nel continuo e illustrati all’interno di report periodici tramite misure sintetiche di rischio condivise con le strutture e gli organi di competenza: al superamento di determinate soglie o in caso di andamenti anomali, si attivano specifici processi di escalation volti a definire e implementare appropriati interventi di mitigazione. In aggiunta, nell’ambito della definizione del Risk Appetite Framework (RAF), della predisposizione del Recovery Plan e del Resoconto ICAAP, la funzione Risk Management effettua delle analisi con le quali valuta la propria esposizione ad eventi di rischio operativo eccezionali ma plausibili. Tali analisi, definite analisi di stress, contribuiscono a verificare la resilienza del Gruppo, simulando gli impatti di situazioni avverse in termini di rischiosità in ipotesi di scenari avversi.
Si segnala inoltre che, al fine di prevenire e gestire il rischio operativo, la funzione Risk Management di Capogruppo è impegnata, in collaborazione con le altre funzioni aziendali, nelle attività di supervisione dei rischi connessi alle esternalizzazioni delle funzioni operative semplici, essenziali o importanti, nella valutazione dei rischi associati all’introduzione di nuovi prodotti e servizi e nella valutazione preliminare dell’impatto in termini operativi delle modifiche massive delle condizioni economiche e contrattuali dei prodotti.
In relazione alle società del Gruppo Banca Ifis, si specifica che la gestione del rischio operativo risulta assicurata dallo stretto coinvolgimento della Capogruppo che assume decisioni in ordine alle strategie anche per quanto riguarda l’ambito di Risk management.

Ai fini della determinazione del requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi, il Gruppo ha adottato il cosiddetto Metodo Base previsto dalla normativa prudenziale.

Per approfondire, si rimanda alle Relazioni e bilancio consolidato 2023.